ANIMA

by - giovedì, gennaio 04, 2024

 




Anima

Definizione: Nella Bibbia “anima” traduce l’ebraico nèfesh e il greco psychè. L’uso biblico di questi termini mostra che per anima si intende una persona o un animale, o la vita che la persona o l’animale ha in quanto tale. Per molti, comunque, l’“anima” è una parte immateriale o spirituale dell’uomo che sopravvive alla morte del corpo fisico. Per altri sarebbe il principio vitale. Ma queste due ultime concezioni non sono insegnamenti biblici.

Cosa dice la Bibbia che ci aiuta a capire cos’è l’anima?

Gen. 2:7: “Yahuveh Eloah formava l’uomo dalla polvere del suolo e gli soffiava nelle narici l’alito della vita, e l’uomo divenne un’anima [essere] vivente”. (Si noti che non viene detto che all’uomo fu data un’anima, ma che egli divenne un’anima, una persona vivente). (Il termine ebraico qui tradotto “anima” è nèfesh. Di, Na, PIB e VR concordano con questa versione. CEI, Con, Ga e Mar traducono “essere”; Ri ha “persona”).

1 Cor. 15:45: “Così è anche scritto: ‘Il primo uomo Adamo divenne anima vivente’. L’ultimo Adamo divenne spirito vivificante”. (Perciò le Scritture Greche Cristiane concordano con le Scritture Ebraiche sul significato di anima). (La parola greca qui tradotta “anima” è l’accusativo di psychè. Anche Con, Di, Mar, Na, PIB, Ri e VR traducono “anima”. CEI e Ga hanno “essere”).

1 Piet. 3:20: “Ai giorni di Noè . . . alcune persone, cioè otto anime, furono salvate attraverso l’acqua”. (La parola greca qui tradotta “anime” è psychài, plurale di psychè. Anche Con, Di, Ri e VR traducono “anime”. CEI, Na, Mar e PIB hanno “persone”. Ga ha “vite”).

Gen. 9:5: “Oltre a ciò, richiederò il sangue delle vostre anime [o “vite”; ebraico, da nèfesh]”. (Qui è detto che l’anima ha sangue).

Gios. 11:11: “Colpivano tutte le anime [ebraico, nèfesh] che erano in essa col taglio della spada”. (Si noti che l’anima può essere raggiunta dalla spada, per cui queste anime non potevano essere spiriti. Vedi anche Di).

Dove è detto nella Bibbia che gli animali sono anime?

Gen. 1:20, 21, 24, 25: “Eloah proseguì, dicendo: ‘Brulichino le acque di un brulichìo di anime* viventi . . .’ E Eloah creava i grandi mostri marini e ogni anima vivente che si muove, di cui le acque brulicarono secondo le loro specie, e ogni alata creatura volatile secondo la sua specie. . . . E Eloah proseguì, dicendo: ‘Produca la terra anime viventi secondo le loro specie . . .’ E Eloah faceva la bestia selvaggia della terra secondo la sua specie e l’animale domestico secondo la sua specie e ogni animale che si muove sul suolo secondo la sua specie”. (*Qui l’ebraico ha nèfesh. Ro ha “anima”. Altre traduzioni hanno “animali”, “esseri”, ecc.).

Lev. 24:17, 18: “Nel caso che un uomo colpisca a morte qualunque anima [ebraico, nèfesh] del genere umano, dev’essere messo a morte immancabilmente. E chi colpisce a morte l’anima [ebraico, nèfesh] di un animale domestico deve darne compenso, anima per anima”. (Si noti che la stessa parola ebraica per anima è usata sia per il genere umano che per gli animali).

Riv. 16:3: “Divenne sangue come di un uomo morto, e ogni anima* vivente morì, sì, le cose nel mare”. (Perciò anche le Scritture Greche Cristiane mostrano che gli animali sono anime). (*Qui il greco ha psychè. Anche Con e Di traducono “anima”).

Ci sono studiosi non netzarym di Yahushua che ammettono che questo è il significato biblico dell’anima?

Nell’Antico Testamento non c’è alcuna dicotomia [divisione] fra corpo e anima. L’israelita vedeva le cose concretamente, nella loro totalità, e quindi considerava gli uomini come persone e non come entità composite. Il termine nepeš [nèfesh], pur tradotto con la nostra parola anima, non significa mai anima distinta dal corpo o dal singolo individuo. . . . Il termine [psychè] nel Nuovo Testamento corrisponde a nepeš. Può significare il principio vitale, la vita stessa, o l’essere vivente”.  New Catholic Encyclopedia (1967), Vol. XIII, pp. 449, 450.

Il termine ebraico per ‘anima’ (nefesh, ciò che respira) fu usato da Mosè . . . , per indicare un ‘essere animato’ e si riferisce ugualmente agli esseri non umani. . . . L’uso di psychè (‘anima’) nel Nuovo Testamento è simile a quello di nefesh”.  The New Encyclopædia Britannica (1976), Macropædia, Vol. 15, p. 152.

La credenza che l’anima continui a esistere dopo la dissoluzione del corpo è argomento di speculazione filosofica o teologica più che di fede soltanto, e di conseguenza non è espressamente insegnata in alcun punto della Sacra Scrittura”.  The Jewish Encyclopedia (1910), Vol. VI, p. 564.

L’anima umana può morire?

Ezec. 18:4: “Ecco, tutte le anime appartengono a me. Come l’anima del padre così l’anima del figlio appartengono a me. L’anima* che pecca, essa stessa morirà”. (*Qui l’ebraico ha “nèfesh”. Di, Ma, Ri, Sa, Ti e VR hanno “anima”. Vedi anche 18:20 in Na e PIB. Altre traduzioni hanno “chi” o “persona”).

Matt. 10:28: “Non abbiate timore di quelli che uccidono il corpo ma non possono uccidere l’anima [o “vita”]; temete piuttosto colui che può distruggere sia l’anima* che il corpo nella Geenna”. (*Il greco ha l’accusativo di psychè. Quasi tutte le versioni traducono “anima”).

Atti 3:23: “E avverrà che ogni anima [greco, psychèla quale non avrà ascoltato questo profeta, sarà del tutto distrutta tra il popolo”. [Ver.Riv. 2020]

È possibile che anime umane (persone) vivano per sempre?

Vedi le alla voce “Vita”.

L’anima e lo spirito sono la stessa cosa?

Eccl. 12:7: “Quindi la polvere torna alla terra proprio come era e lo spirito [o forza vitale; ebraico, rùach] stesso torna al vero Eloah che l’ha dato”. (Si noti che la parola ebraica per spirito è rùach, mentre il termine tradotto anima è nèfesh. Questo versetto non vuol dire che alla morte lo spirito faccia un viaggio fino alla presenza di Eloah; significa piuttosto che, per quanto riguarda quella persona, qualsiasi prospettiva di tornare in vita è nelle mani di Eloah. Usiamo un’espressione simile quando diciamo che, se un acquirente non effettua i pagamenti richiesti, la proprietà venduta “torna” al proprietario). (CEI, Con e VR [12:9] traducono qui rùach “spirito”. Ga ha “soffio vitale”).

Eccl. 3:19: “C’è un’eventualità circa i figli del genere umano e un’eventualità circa la bestia, e hanno la stessa eventualità. Come muore l’uno, così muore l’altra; e tutti hanno un solo spirito [ebraico, rùach]”. (Qui è detto che sia l’uomo che le bestie hanno lo stesso rùach o spirito. Per alcune osservazioni sui versetti 20 e 21, vedi alla voce "Spirito").

Ebr. 4:12: “La parola di Eloah è vivente ed esercita potenza ed è più tagliente di qualsiasi spada a due tagli e penetra fino alla divisione dell’anima [greco, psychès] e dello spirito [greco, pnèumatos], e delle giunture e del loro midollo, e può discernere i pensieri e le intenzioni del cuore”. (Si osservi che la parola greca per “spirito” non è la stessa che per “anima”).

La vita cosciente della persona continua dopo che lo spirito ha lasciato il corpo?

Sal. 146:4: “Il suo spirito [ebraico, da rùach] se ne esce, egli torna al suo suolo; in quel giorno periscono in effetti i suoi pensieri”. (Qui Con, Ga, Na e PIB traducono rùach “spirito”. Altri lo rendono “fiato”). (Anche Salmo 104:29)

Dove ha attinto la cristianità la credenza in un’anima immateriale e immortale?

Il concetto cristiano di un’anima spirituale creata da Eloah e infusa nel corpo al concepimento per fare dell’uomo un’unità vivente è frutto di una lunga elaborazione nella filosofia cristiana. Solo con Origene [morto nel 254 E.V. ca.] in Oriente e con Sant’Agostino [morto nel 430 E.V.] in Occidente l’anima fu definita sostanza spirituale e fu elaborata una concezione filosofica sulla sua natura. . . . La sua dottrina [di Agostino] . . . doveva molto (incluse alcune carenze) al neoplatonismo”.  New Catholic Encyclopedia (1967), Vol. XIII, pp. 452, 454.

Il concetto di immortalità si deve al pensiero greco, mentre la speranza di una risurrezione appartiene al pensiero ebraico. . . . In seguito alle conquiste di Alessandro, il giudaismo assimilò gradualmente concetti greci”.  Dictionnaire Encyclopédique de la Bible, a cura di Alexandre Westphal, Valenza, Francia, 1935, Vol. 2, p. 557.

L’immortalità dell’anima è una nozione greca che prese forma negli antichi culti misterici e che fu elaborata dal filosofo Platone”.  Presbyterian Life, 1° maggio 1970, p. 35.

A nostro avviso, la morte è qualcosa? . . . Che altro è se non separazione dell’anima dal corpo? E il morire cos’è se non un distinguersi del corpo dall’anima, un isolarsi in sé, un separarsi dall’anima e, questa, a sua volta, dal corpo? . . . E l’anima, forse, non ha in sé la Morte? No. Ma, allora, l’anima è immortale. Sì, immortale”. — Platone in Fedone IX, LV; Garzanti, 1980, trad. di Nino Marziano, pp. 83, 160.

Il problema dell’immortalità, come abbiamo visto, fu oggetto di attenta considerazione da parte dei teologi babilonesi. . . . Né i seguaci né gli esponenti del pensiero religioso affrontarono mai la possibilità dell’annientamento totale di ciò ch’era stato un tempo chiamato all’esistenza. La morte era il passaggio a un altro tipo di vita”.  The Religion of Babylonia and Assyria, di M. Jastrow jr., Boston, 1898, p. 556.

Vedi anche alla voce “Morte”.



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